Sentenza sulla diffamazione a mezzo Facebook

Diffamazione su Facebook, la Cassazione: carcere fino a 3 anni

Chi denigra o offende su Facebook rischia il carcere. E’ questa la recente decisione della sezione penale della Suprema Corte di Cassazione.

All’origine della sentenza, la burrascosa vicenda giudiziaria di due coniugi romani: sposati nel 2007, dopo la nascita del figlio, nato nel 2010, la crisi matrimoniale li induceva a separarsi e, poco tempo dopo, la donna decideva di querelare il marito, accusandolo di averla insultata con frasi diffamatorie, pubblicate sul noto social network.

Il processo è stato inizialmente incardinato dinnanzi al Giudice di Pace che, tuttavia, ritenendo la diffamazione su Facebook aggravata dal mezzo della pubblicità, si dichiarava incompetente in favore del Tribunale.

La questione non era di poco conto né priva di risvolti pratici, infatti, mentre il giudice di pace applica soltanto sanzioni pecuniarie, il tribunale può anche infliggere il carcere e, per la precisione, nel caso di diffamazione aggravata, la reclusione da sei mesi a tre anni.

In tutta risposta, il Tribunale di Roma dichiarava che Facebook non potesse essere equiparato a un blog o a un quotidiano online i quali, a differenza del social network, sono visionabili da chiunque sulla rete, pertanto, non ricorrendo gli estremi della diffamazione aggravata, riteneva che la competenza fosse del Giudice di Pace.

Il “rimpallo” tra le due curie è stato definitivamente risolto dalla Corte di Cassazione che, all’esito di una lunga camera di consiglio, hanno stabilito che la diffamazione tramite Facebook sia aggravata dal mezzo della pubblicità e che, pertanto, è applicabile la pena del carcere fino a tre anni.