L’influenza diretta o indiretta come strategia di marketing

Si sa, le  decisioni d’acquisto sono spesso influenzate da opinioni altrui: un nostro amico che ci da un feedback rispetto il suo nuovo smartphone, un’amica che ci consiglia un parrucchiere eccezionale, un parente che ci indirizza verso una meta estiva o un hotel, fino al nostro personaggio TV preferito che, fin dalla notte dei tempi, ci consiglia un determinato prodotto o marca da acquistare.

ZMOT, il web e la nascita della recensione come esperienza di acquisto.

In principio ci fù il web, questa rete interconnessa di pagine su cui reperire informazioni, foto e contenuti, arrivarono i primi portali e i motori di ricerca, tra cui Google: ad oggi il 95,4% di ricerche da dispositivi mobile vengono effettuate tramite il motore di ricerca di Mountain View.

Dobbiamo comprare un nuovo televisore, un nuovo paio di scarpe o scegliere la prossima meta per le nostre vacanze estive: non ci accontentiamo più di un feedback del nostro amico o parente ma digitiamo compulsivamente sulla nostra tastiera il nome del ristorante o del hotel consigliatoci, al fine di acquisire quante più informazioni possibili.

Ecco, questo appena descritto è lo ZMOT (Zero Moment of Truth, momento zero della verità) – termine coniato da big G, che suddivide in 3 fasi l’esperienza di acquisto: il bisogno, l’esperienza e la ricerca di feedback del prodotto o servizio ed – infine – lo zero moment: il momento in cui il potenziale cliente costruisce le sue convinzioni e quello in cui il processo d’acquisto inizia. Se ci pensiamo è quello che facciamo ogni volta che andiamo a mangiare in un nuovo ristorante, cerchiamo info online (o foto su Instagram), lo proviamo, lasciamo a nostra volta recensioni o pubblichiamo foto online rispetto alla nostra esperienza d’acquisto.

Siamo tutti produttori e consumatori di informazioni, in ogni singolo momento in cui utilizziamo il web.

È stato così per anni, quello che cambia (e continuerà a cambiare) è la modalità con cui avviene questo processo di comunicazione: ad oggi con le piattaforme Social chiunque può esprimere il proprio parere rispetto prodotti, servizi o esperienze sensoriali. Tutti perché chiunque, tramite un profilo social, può potenzialmente raggiungere altre persone e avere un impatto sulla loro opinione (o semplicemente far venire loro a conoscenza di un determinato brand).

La nascita dell’Influencer e la fiducia digitale

Il 92% dei consumatori dichiara di fidarsi delle raccomandazioni che trova online, anche se condivise da persone che non conosce personalmente. È quindi evidente che, quando si parla di influencer marketing (un termine usato e abusato, che usiamo solo per semplificazione), la fiducia sia l’elemento principale di cui tener conto.

Influencer, cos’è

Come riporta la Treccani, l’influencer è un «personaggio popolare in Rete, che ha la capacità di influenzare i comportamenti e le scelte di un determinato gruppo di utenti e, in particolare, di potenziali consumatori, e viene utilizzato nell’àmbito delle strategie di comunicazione e di marketing.»

Gianroberto Casaleggio, teorizzò il ruolo fondamentale degli influencer in Rete come quel 10% di utenti consapevoli che forma le opinioni del restante 90%.

Da grande voglio diventare un influencer

Gli influecer possono quindi essere sportivi, celebrità, musicisti, YouTuber, Chef o semplici utenti che sono diventati famosi grazie a Instagram, YouTube, Facebook o un blog. Quest’ultimi hanno conquistato la fiducia dei loro follower e ne condizionano le abitudini di consumo.

Gli influencer sono i nuovi veri brand digitali

Vere e proprie celebrità digitali – mass communication system – che i brand possono sfruttare per amplificare la portata dei loro messaggi, grazie all’autorevolezza che queste persone hanno su nicchie di persone e alla loro capacità di creare contenuti capaci di conquistare l’attenzione delle persone.

L’efficacia di questi contenuti è determinata dal modo in cui sono prodotti, dalla loro naturalezza e dalla coerenza con il resto dei contenuti prodotti quando non ci sono brand coinvolti: ovviamente i loro suggerimenti non sono disinteressati e spesso sono pagati dalle aziende.

Quanto guadagna un influencer?

HopperHQ, un servizio online per la pubblicazione dei post su Instagram, ha stilato la top ten degli influencer più pagati al mondoChiara Ferragni , con oltre 12M di followers guardagna circa 12 mila dollari per ogni post sponsorizzato.

Avete ancora dubbi sul peso dell’Influencer Marketing e sulla rilevanza che può avere negli investimenti pubblicitari dei grandi brand?

L’Influencer Marketing

L’epoca della televisione sembra essere preistoria rispetto ai Social Media e sicuramente canali come Instagram o Facebook abbracciano diversi target di consumatori: un’azienda di abbigliamento rivolta ai millenians investirebbe ancora in pubblicità televisiva? Quanti ragazzi passano oggi le loro giornate a condividere o divorare contenuti o stories su Instagram? In Italia abbiamo oltre 34 milioni di utenti attivi sui social, con mediamente quasi 2 ore al giorno spese per il loro utilizzo. Inutile dire che investire in advertising digitale è un must per ogni Azienda che si rispetti.

Pubblicità, Influencer e placement: l’etica della promozione digitale.

Anche nel digital vige la tutela del consumatore: In Italia il dibattito sulla trasparenza nell’influencer marketing è esploso nel 2017, quando l’Antitrust ha ammonito alcuni marchi e ricordato che per legge la pubblicità dev’essere sempre chiaramente riconoscibile, anche sui social.

Per gli influencer come l’obbligo è stato di menzionare collaborazioni e sponsorizzazioni con scritte esplicite o con hashtag dedicati.

La questione sembra essere ancora più delicata dopo il caso Cambridge Analytics – è capitato a tutti noi, specie dopo aver visto un prodotto o un servizio sul web di ritrovarci tempestati di annunci in target alla ricerca effettuata: qual’è quindi il confine fra la tendenza e la privacy, tra il like e l’interesse economico?

Alcune ripercussioni ci sono già state: Instagram non è più in grado di utilizzare i Like sui post degli influencer per inviare mail con le informazioni sui prodotti e relative CTA di acquisto. Tale operazione infatti violava la cessione di dati, ora le applicazioni e servizi di terze parti non possono più accedere alle liste dei follower, alle informazioni sulle relazioni e consultare quali post hanno conquistato il like degli utenti. Non solo. Le società di analisi che forniscono dati demografici dei follower non avranno più accesso ai dati di Instagram

Capire la qualità dei profili degli aspiranti Influencer

Vogliamo investire nel nostro brand, affidandoci ad un fantomatico influencer che vanta di avere innumerevoli follower: come possiamo evitare, tra il commercio di like, follower e bot di affidare la nostra immagine ad una visibilità fine a se stessa, fatta di soli numeri che non porteranno mai una reale conversione di qualità rispetto alle vendite?

Scopri i Fake Influencer: valuta l’Engagement Rate

Follower, mi piace e commenti sono un buon parametro base per scegliere alcuni influencer, ma non basta – la parola chiave è l’Engagement.

L’Engagement Rate dei post, cioè il tasso di interazione, è uno dei parametri da tenere in considerazione: il tasso di coinvolgimento è il rapporto tra i follower (o i seguaci) che ha quel determinato profilo e le interazioni che ogni contenuto (like, commenti, condivisioni) riceve.Se un fantomatico influencer con oltre 100 mila follower ha su ogni contenuto mediamente 10, 20 like, c’è sicuramente qualcosa che non va! Nel 2017, l’engagement medio su Instagram è stato del 2,7%, quindi, se noti migliaia di follower ma pochi like e interazioni con il post, non è affatto un buon segno.

 

La quantità è la qualità che meno mi interessa.
(Samanthifera, Twitter)